Akhenaton, un faraone eccentrico 

Alcune problematiche concernenti la complessa personalità del faraone Amenofi IV (Akhenaton) [1], a mio avviso, non sono state sufficientemente focalizzate dagli studiosi. Vediamone il perché. La mummia rinvenuta nella tomba n.55 a Biban el-Moluk (Valle dei Re) da T.M. Davis nel 1907, fu da questi e dai suoi collaboratori (Maspero ed altri) attribuita alla regina Tiye [2]. Qualche tempo dopo l’anatomista G.E. Smith smentì però  tale ipotesi  avendo rilevato, a seguito di ricognizione del reperto, che si trattava di un corpo di sesso maschile, sui venti anni circa [3]. Gli egittologi si trovarono così innanzi ad un caso estremamente singolare e contradditorio. Sebbene i reperti fossero in pessimo stato di conservazione e mancassero di ogni elemento identificativo[4], una serie di particolari lasciava presupporre trattarsi di una regina o principessa di sangue reale. Tale formulazione si basava principalmente sui seguenti elementi:

–         il sarcofago era con ogni probabilità destinato ad una regina (Davis lo attribuì alla regina Tiye avendo rinvenuto nella tomba un sacello quasi certamente destinato alla consorte di Amenofi III);

–         sul capo della mummia fu trovata da Davis la corona a forma di avvoltoio tipica dei copricapo delle regine;

–         il corpo era composto con il braccio sinistro serrato sul petto e quello destro disteso lungo il fianco (collocazione funebre tipica delle regine o principesse). Si rammenta che i sovrani e co-reggenti erano sepolti con le braccia incrociate sul petto al fine di tenere i fregi del comando.

Oggi però gli studiosi, per tutta una serie di considerazioni, sono in linea di massima concordi – unica cosa in cui vi è effettiva convergenza di idee – nell’identificare la mummia della tomba n.55 con Smenkh-ka-ra, probabile fratello di Akhenaton nominato da questi co-reggente, sposo di Meriyt-Aton primogenita di Nefert-iti e forse padre di Meryt-Aton ta-sherit (paternità che però taluni attribuiscono ad Akhenaton stesso). Taluni autori ritengono che ab origine il sarcofago dovesse espitare altra persona, nella fattispecie la regina Meryt-Aton (H.W. Fairmann) o, come accennato in premessa, Tiye (Davis). La sostituzione della mummia avvenne, secondo costoro e qualche altro studioso, in epoca immediatamente successiva alla morte e conseguente caduta in disgrazia di Akhenaton. Alcuni seguaci di Akhenaton, rimasti fedeli al credo del “dio sole”, avrebbero sostituito la regale salma della regina (Tiye o Meryt-Aton?) al fine di sottrarla alla profanazione da parte dei sacerdoti del ripristinato dio Amun. Questa tesi appare poco accoglibile in quanto non poggia su alcun elemento concreto e determinante e, a mio avviso, non risolve assolutamente il punto focale della questione, cioè, come si vedrà nel prosieguo, la composizione della salma di un essere di sesso maschile ad uso di regina o principessa, per giunta di un personaggio morto abbastanza verosimilmente quando ancora era in vita il faraone. D’altronde non si comprenderebbe il perché di una sostituzione con un altro personaggio anch’esso legato ad Akhenaton ed al suo culto. I rapporti tra Smenkh-ka-ra e Akhenaton risultano estremamente ambigui. Una stele incompiuta rinvenuta a Tell el-Amarna, oggi a Berlino, mostra i due in atteggiamento alquanto particolare. Molto si è scritto in merito all’ambiguità di questa stele [5]. La tesi dell’omosessualità di Akhenaton è stata avanzata da diversi autori partendo proprio da questo reperto. Contra  qualche studioso, ipotizzando Smenkh-ka-ra non fratello bensì figlio di Akhenaton, vede nell’affettuosità esternata dal sovrano non altro che l’amore di un padre nei confronti del proprio figlio. Null’altro. Tale ipotesi è però in linea di massima poco accoglibile perché non poggia su alcun elemento probante e soprattutto perché tra i due personaggi vi era una minima differenza di età, certamente di poco superiore al decennio. Notevolmente azzardata risulterebbe poi l’ipotesi di John R. Harris, avallata da L. Borchardt, che vede  nella stele non Smenkh-ka-ra bensì la regina Nefert-iti. Newberry, a seguito di accurata ricognizione del reperto, ebbe categoricamente a smentire la teoria di Harris e Borchardt in quanto entrambi i personaggi appaiono inequivocabilmente rappresentati con la corona reale (azzurra e doppia) di cui solo un sovrano o co-reggente aveva il diritto di fregiarsi. Bisogna rilevare poi che Smenkh-ka-ra è inoltre chiamato dal faraone, così come appare dai cartigli, “prediletto di Akhenaton”. Smenkh-ka-ra assunse altresì il prenome di “Nefer-Neferu-aton” (bella è la perfezione di Aton) che in precedenza era stato attribuito a Nefert-iti (consorte principale del sovrano) dal sesto anno del regno e fino alla morte o alla messa in disparte della regina. La cosa è estremamente controversa. Non si conosce con certezza se Smenkh-ka-ra sia morto prima o dopo il faraone del sole. Certamente entrambi morirono a poca distanza l’uno dall’altro, uno o due anni circa di differenza. L’orientamento della prevalenza degli studiosi è portato a ritenere probabile la morte di Akhenaton antecedente a quella di Smenkh-ka-ra. Di parere contrario è però uno dei massimi studiosi del periodo amarniano,  Cyril Aldred [6]. Nella presente ricerca non entro nel merito delle due opposte correnti anche se la tesi di una premorienza di Smenkh-ka-ra a me sembra per tutta una serie di considerazioni e circostanze estremamente verosimile. E’ proprio accettando per postulato la tesi di questo illustre studioso scozzese, cioè la morte di Smekh-ka-ra antecedente ad Akhenaton, che sono portato ad ipotizzare una soluzione risolutiva  del problema.  Sulla base di tale assioma acquisito tutto  fa presumere che sia stato Akhenaton a voler dare sepoltura, o meglio l’impronta della sepoltura, al co-reggente fratello (?) così come era d’uso all’epoca. In proposito giova rammentare che il co-reggente aveva gli stessi onori di un sovrano. E’ mia ferma convinzione che tutti questi elementi opportunamente collegati tra di loro rendono pienamente legittima l’ipotesi di una sostizione de facto , almeno sul piano affettivo, della consorte Nefert-iti con Smenkh-ka-ra e che pertanto anche la sepoltura di quest’ultimo doveva essere consona ad una regina. Tutto ciò tenendo soprattutto conto della complessa ed eccentrica personalità del “faraone del Sole”. Sarcofago, corona funebre e composizione della salma sono gli elementi su cui poggia tale ipotesi. I primi due sono opinabili [7] ma il terzo risulta assolutamente certo ed inoppugnabile. Inesplicabilmente gli studiosi sino ad oggi non hanno, a mio avviso, ben messo a fuoco tale problematica.  In sostanza, tante teorie ma, per quanto mi risulti, nessuna che veda coerentemente un disegno unitario atto a collegare gli elementi anzidescritti. La volontà del sovrano di dar sepoltura all’amato, alla stregua della sua regina, a me sembra la tesi più rispondente a risolvere o meglio a collegare i vari elementi di un  mosaico  risalente a tre millenni orsono. E’ appena il caso di accennare che la rivoluzione apportata da Akhenaton, cioè la concezione monoteistica del mondo – seppur non intesa in senso trascendente come l’ebraismo e le due grandi religioni derivate ma in senso enoteistico – con conseguente abbattimento del politeismo legato al culto del dio Amun fu per l’epoca un fatto senza precedenti, assolutamente rivoluzionario e direi controcorrente. Ciò denota indubbiamente un carattere profondamente anticonformista. Basti pensare  che Akhenaton, storicamente sembrerebbe accertato, abolì tra l’altro la pena di morte che, dopo più di tre millenni, è ancora in uso presso tre quarti dell’umanità. All’epoca dovette essere una cosa per i più assurda, inconcepibile. Nel mentre i sovrani dell’epoca amavano farsi ritrarre in atteggiamenti marziali, non si ha conoscenza, fatto del tutto insolito, di reperti che mostrino il faraone del sole nelle vesti di condottiero con le armi in pugno. Per l’inverso tutte le effigi del sovrano a noi note ce lo mostrano come persona dall’aspetto femmineo e talvolta addirittura grottesco sia nel viso e soprattutto nel corpo. Forme decisamente poco virili e di certo non degne di un condottiero in armi. Taluni studiosi in proposito hanno avallato l’ipotesi che il sovrano soffrisse di disfunzioni fisiche (idropisia, sindrome di Klinefelter ecc.) o semplice impotenza sopraggiunta forse ad una certa età. Le figlie della regina Nefert-iti potrebbero pertanto, in questa ipotesi, non essere tutte, o le ultime, figlie di Akhenaton. Quanto detto non può naturalmente che confermare la tesi dell’omosessualità anche se, questo è bene precisarlo, almeno sino ad un certo periodo Amenofi IV amò certamente la regina Nefert-iti. I reperti anteriori alla messa in disgrazia o morte od almeno scomparsa della regina lo testimoniano. La volontà di Akhenaton, così come ipotizzata, rappresenterebbe pertanto l’ultima e forse determinante prova della sua omosessualità – che a tutt’oggi viene contestata da taluni studiosi –   od almeno della sua estrema eccentricità e stravaganza. Tale ombra comunque nulla toglie alla grandezza di Amun-hotpe, Nefer-kheperu-ra, Wa-en-ra, Namu-ria, alias Amenofi IV meglio conosciuto come il “faraone del sole” (Akhenaton) che, come affermò Aldred, risulta il primo autentico personaggio della storia.

(1) – La traslitterazione dei nomi di località o personaggi dell’Antico Egitto presenta una certa difficoltà interpretativa.  I geroglifici sono privi di vocali (“a”, “i” ed “u” rinvenute nella scrittura  sono consonanti deboli), ciò comporta un sensibile criterio di difformità  da parte degli studiosi nella vocalizzazione delle parole. Nel caso in esame Akhenaton è scritto in diversi testi Akhenaten, Ekhnaton, Ekhnaten; Amun-hopte (il corrispondente nome greco di Amenofi o Amenophis) si legge per taluni Amon-hopte; Smenkh-ka-ra va altresì letto Smenkh-ka-re e così di seguito. (2) – Davis, Maspero e al.: The tomb of Queen Tiyi, London 1910.

(3) – G.E. Smith: The Royal Mummies, Cairo 1912.

(4) – I cartigli, le fasce d’oro che avrebbero dovuto avvolgere la mummia,  nonché la maschera funebre furono volontariamente strappati probabilmente in epoca remota.

(5) – Stele n. 17813 di cm. 30 ca., Staatliche Museen di Berlino.

(6) – Per una disamina più approfondita della presente problematica  si consulti:  C. Aldred – The Tomb of Akhenaton at Thebes, JEA; Alan H. Gardiner – The so called Tomb of Queen Tiye , JEA; A. Weigall – The Mummy of Akhenaton, JEA; H.W. Fairmann ecc.

(7) – La corona fu purtroppo trafugata all’indomani della scoperta e mai più ritrovata.